Il progetto Missing Resource Exception nasce dall’esigenza di definire una narrazione personale dei luoghi a cui sono legato, per risolvere quel disagio esistenziale che in essi a volte si prova.
Missing Resource Exception
Nonostante si tratti di fotografie di paesaggio, esse non trascrivono una mappa del territorio, quanto piuttosto mostrano il mio approccio al problema della visione di una realtà complessa, di uno spazio difficile da misurare con lo sguardo.
Sono fotografie che parlano della realtà urbana post-industriale in cui vivo, densa di strutture, di forme e di segni.
Volevo realizzare delle immagini che mi aiutassero a non arrendermi a quel senso di disorientamento che un paesaggio multiforme e disordinato come questo può generare, specie se si è costretti a percorrerlo quotidianamente in veste di pendolare.
Proprio con lo spirito del pendolare mi sono accostato alla realizzazione del progetto : realtà viste mille e mille volte ad occhio nudo ma non realmente percepite, esse risultano come mancanti ( “missing”) alla mia esperienza.
Volevo evitare l’approcio contemplativo e le immagini classiche di paesaggio per rendere testimonianza della natura fisica dello spazio, della frammentarietà, del magma caotico in cui siamo immersi e contemporaneamente semplificare le forme incluse nell’inquadratura, a volte spostando ai bordi dell’immagine proprio quei punti di riferimento che andavo cercando. In MRE ho ricercato una visione imperfetta piuttosto che una immagine dettagliata e precisa delle cose, spesso invertendo le scelte stilistiche adottate comunemente nella ripresa dei paesaggi.
Le strutture più alte e più frequentemente visibili durante i miei spostamenti verso la grande città sono diventati i miei soggetti preferiti : torri ed antenne per telecomunicazioni, nuovi edifici in costruzione, ponteggi, tralicci di gru, smisurati palazzi con tetti costellati da onnipresenti antenne paraboliche.
Affioramenti di uno spazio imperfetto e magmatico.
Ho voluto immergermi con maggior consapevolezza nello spazio urbano per recuperare un sensore ‘interno’, una intelligenza emotiva che va perdendosi durante la ‘routine’ quotidiana e con questa esperienza condizionare il sensore della macchina fotografica.
Ho voluto che il sensore si trovasse nella situazione di percepire solo l’essenza e non il dettaglio delle forme e dei colori, costringendolo a lavorare in condizioni di disorientamento, di rumore e di caos,
Ho cercato di utilizzare il sensore digitale ai suoi limiti operativi, per esempio forzandone l’uso ad elevati ISO oppure disabilitando sistematicamente ogni ‘ausilio’ per ottenere dettaglio e nitidezza.
In queste condizioni esso non poteva che registrare immagini con ‘rumore’ digitale, evidenza di ‘dust spots’ e di ‘dark noise’ e una conseguente perdita di dettaglio.
Nella fase di post produzione delle immagini ho evitato di rimuovere le naturali imperfezioni che il sensore digitale aveva registrato, ritrovando in esse il linguaggio fotografico più vero per definire la mia imperfetta visione del presente.
Ed ecco ritornare al titolo : Missing Resource Excepetion, cioè non si può recuperare informazione (immagine, dettaglio) laddove essa non è stata registrata.
Queste sono immagini dove l’informazione è carente, polverizzata, dove il soggetto dell’immagine è ridotto a forme semplificate e lo spazio diventa quasi bidimensionale. In esse lo sguardo collassa alla ricerca di qualche dettaglio che tuttavia non c’è.
Forse la modalità più corretta è proprio la visione da lontano, la visione ‘distaccata’.
“Quello che colpisce dei nuovi agglomerati urbani è che non c’è assolutamente la minima prospettiva. Non ci sono più strade, nè punti a cui riferirsi. Il disorientamento esistenziale che si prova coincide con la perdita della capacità di essere dentro lo spazio e di tracciarne la mappa”.
– Frederic Jameson –
Missing Resource Exception è un portfolio di immagini in edizione limitata.
Editzione : 6 + 3 a,p
Stampa Archival Pigmented Fine Art Giclèe su carta Velvet Somerset
Dimensioni : 70 x 100 cm